Forfora&sebo
FORFORA
Il processo alla forfora chiama in causa un fungo (Malassenzia furfur) in grado di decomporre i lipidi presenti in cute per formare acidi grassi liberi e perossidi. Questi ultimi ingredienti irritano lo scalpo indebolendolo e inducendolo a incrementare la divisione cellulare per ispessire la pelle e creare quindi una barriera protettiva, generando scaglie di pelle morta che sfaldandosi diventano le caratteristiche scaglie della forfora.
La forfora normale “pitiriasi sicca”, solitamente più frequente nel periodo invernale, si presenta con scaglie anche di notevoli dimensioni e accompagnata da prurito. Il cuoio capelluto dei soggetti colpiti, dimostra una facile irritabilità, che determina spesso il grattamento a cui consegue l’evidenziazione delle squamette furfuracee.
In presenza invece di forfora grassa o “pitiriasi steatosica”, le squamette furfuracee rimangono spesso tra i capelli, trattenute da un’eccessiva untuosità. Nei casi di pitiriasi steatosica spesso il prurito è notevole e accompagnato da rossore e irritazione cutanea.
ECCESSO DI SEBO
Ogni ghiandola sebacea annessa al follicolo pilifero ha lo scopo di produrre una sostanza grassa, il sebo appunto, che svolge un’importante azione protettiva nei confronti degli agenti esterni. In pratica, se non ci fosse il sebo, i capelli rimanendo senza le difese necessarie (manto idro-lipidico naturale), diventerebbero presto così aridi da spezzarsi al primo trauma e sarebbero terreno di facile conquista per molti microrganismi nemici.
Quando però viene prodotto in eccesso, i capelli grassi devono essere trattati con dolcezza, in modo da correggere il loro difetto senza irritare la cute o addirittura aggravare ulteriormente il fenomeno; infatti, più si sgrassa il cuoio capelluto, più le ghiandole sebacee sono indotte a produrre sebo e i capelli si ungono ancora più rapidamente, con il risultato che le punte tenderanno a diventare sempre più secche e le radici sempre più grasse.